lunedì 14 giugno 2010

Ortoressia: se il mangiare sano porta alla morte. Un nuovo disturbo del comportamento alimentare.
L’ortoressia è, in estrema sintesi, l’ossessione di mangiare soltanto cibi rigorosamente sani, assolutamente incapaci di nuocere in alcun modo a chi li ingerisce. Il nome di questa patologia, infatti, deriva dal greco orthos (giusto) e orexis (appetito). Rispetto alle più conosciute e diffuse anoressia e bulimia, l’ortoressia differisce nei comportamenti che induce: nell’anoressia e nella bulimia chi ne soffre concentra la propria attenzione sulla quantità del cibo; nell’ortoressia sulla sua qualità: quello che mangio è sano o è inquinato da sostanze tossiche? Quali probabilità ho di danneggiare il mio fisico ingerendo sostanze dannose all’organismo? Gli utensili che uso per cucinare sono igienicamente perfetti o possono trasmettermi malattie? Queste sembrano essere le domande che più si pone chi è malato di ortoressia. E per chi soffre di questa patologia le assicurazioni che il cibo sia biologico, biodinamico, sterile, igienicamente impeccabile paiono essere del tutto insufficienti. Questo dato è suffragato dal fatto che è altissimo il numero di sofferenti di ortoressia fra i vegetariani, i vegani (i cosiddetti “vegetariani integralisti”, che non consumano né latte né uova né altri prodotti animali), le classi sociali a più alto tasso di istruzione quindi più informate, i consumatori abituali di prodotti biologici e biodinamici. Sebbene in questo caso l’intento sia assolutamente positivo può capitare che compaiono dei disordini ossessivi - compulsivi della personalità. Pensate che l’ortoressico a lungo andare può arrivare a sentirsi addirittura superiore rispetto agli altri e come spesso accade per gli anoressici o i bulimici, può isolarsi. Non solo. Infatti può anche escludere talmente tanti alimenti dalla propria dieta da soffrire di gravi carenze alimentari.
A differenza dei bulimici e degli anoressici chi soffre di ortoressia è fisicamente normale. Ecco perché spesso una corretta diagnosi di questo disturbo arriva quando oramai è troppo tardi.